Lunedì 20 maggio alle ore 18.00 il Rotary Napoli Castel dell’Ovo, unitamente ai Rotary del Gruppo Partenopeo organizzano l’evento musicale “Musica alla Crypta Neapolitana”.
L’evento musicale rientra nel progetto di valorizzazione della Crypta Neapolitana capofilato dal nostro club unitamente al Gruppo Partenopeo Rotary al fine di dare nuovamente lustro ad un luogo evocativo della città di Napoli, dal grande valore sociale, storico e culturale. L’evento, con inizio alle 18.00 si articolerà in più fasi: Successivamente ai saluti istituzionali e rotariani, il saluto della Dott.ssa Fernanda Capobianco, Direttrice del Parco e Tomba di Virgilio ed un introduzione al luogo a cura del Prof.Fabio Mangone, ordinario di Storia dell’Architettura presso la Federico II, i presenti potranno ascoltare il genio musicale del primo violoncello del Teatro San Carlo di Napoli, Luca Signorini.
Il maestro Signorini, inoltre, successivamente alla sue esibizione, avrà modo di commentar e discutere insieme al già Direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Mauro Giancaspro, il suo libro “il discorso delle mele”. La presenza dell’attore Mariano Rigillo che reciterà alcuni testi letterari di grande fama impreziosirà ulteriormente la serata, che sarà presentata da Veronica Mazza.
Inoltre, l’evento vedrà la premiazione degli studenti degli Istituti Galiani, Boccioni Palizzi, Vico e Caselli De Sanctis che hanno preso parte attivamente al bando di valorizzazione della Crypta Neapolitana realizzato dal Rotary Napoli Castel dell’Ovo. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Napoli, dall’Ufficio Scolastico Regionale della Campania e si ringrazia il Polo Museale della Campania per il supporto.
Presentazione alla stampa con il Presidente della Regione Campania – Vincenzo De Luca
Progetto: “Valorizzazione della Crypta Neapolitana ed alfabetizzazione sui beni culturali”
Rotary Club proponente: Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo
Altri Rotary Club che sostengono il progetto: RC Napoli RC Napoli Est; RC Napoli Castel Sant’Elmo RC Napoli Nord Est; RC Napoli Sud Ovest RC Napoli Chjaia; RC Napoli Posillipo RC Napoli Nord; RC Napoli Ovest
Località in cui si intende intervenire: Napoli (Mergellina – Fuorigrotta)
Descrizione del progetto
Il progetto “Crypta Neapolitana” parte dalla aspirazione culturale di valorizzare in termini materiali e immateriali un luogo di grande significato archeologico, storico e letterario, oggi non fruibile sostanzialmente dimenticato non solo da viaggiatori e turisti ma anche dagli stessi napoletani.
Brevi cenni storici sulla Crypta
La Crypta Neapolitana (o Grotta di Posillipo o Grotta di Virgilio) è una galleria lunga circa 711 metri scavata nel tufo della collina di Posillipo, tra Mergellina e Fuorigrotta, e collegata ad un sito di grande interesse letterario comprendente la tomba di Leopardi e la cosiddetta tomba di Virgilio. La galleria fu realizzata da Lucio Cocceio Aucto per volere di Marco Vipsanio Agrippa come parte di una rete di infrastrutture militari comprendenti anche il Portus Iulius e altre gallerie simili (le cosiddette Grotta di Cocceio e Crypta Romana). Fu orientata in maniera che in occasione degli equinozi il sole fosse perfettamente allineato tra i due ingressi all’alba e al tramonto. Nel 1548 il viceré don Pedro di Toledo la fece allargare e pavimentare. Nell’ambito del “Grand Tour” del ‘700, la Crypta acquisì grande importanza come ideale porta dei mitici Campi Flegrei, e, non per caso, fu uno dei luoghi più descritti e rappresentati nella letteratura di viaggio e nelle vedute. Accresceva il valore mitico il fatto che la struttura antica a impianto circolare posta presso l’ingresso fosse considerata la Tomba di Virgilio. L’importanza del tunnel fece sì che fosse oggetto di consolidamenti in età borbonica, mentre in epoca napoleonica fu dotata di un sistema di illuminazione ad olio. Nel corso del grande cantiere della Napoli del risanamento nel 1884 fu creato un nuovo Tunnel, detto delle “quattro giornate”, che ne assorbì il traffico, affiancato poi negli anni del fascismo dalla nuova Galleria Laziale. Nel corso dei lavori per il nuovo rione Fuorigrotta fu traslato qui, presso la cosiddetta Tomba di Virgilio, il sepolcro di Leopardi per creare una sorta di luogo della memoria letteraria. Tuttavia, privata della sua funzione, la Crypta ebbe un ruolo assolutamente marginale.
Lo stato del progetto pubblico della “Crypta Neapolitana”
Solo per una parte la galleria è stata restaurata e messa in sicurezza; altra parte attende che il progetto di restauro già predisposto riceva finanziamenti. Lo stato di chiusura, il mancato inserimento nelle programmazioni degli interventi pubblici a favore del turismo e dei beni culturali, corrisponde a una sorta di oblio delle coscienze dei cittadini e delle amministrazioni nel quale è caduto il monumento nonostante la sua importanza. Il presente progetto dei Club Rotary della città mira ad un recupero colto della memoria, attraverso una serie coordinata di azioni. Il Rotary si è già interessato al tema con un Convegno allargato sulla Crypta, dal titolo: “La Crypta Neapolitana”, l’antica strada romana da Napoli a Pozzuoli alternativa alla via per colles: 2000 anni di storia. Riapriamo la vecchia grotta” che si è tenuto nel mese di luglio all’Hotel Royal, capofilato dal Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo, con il coinvolgimento del RC Napoli Sud Ovest, che ha visto gli interventi di esperti e professionisti del settore tra cui Costanza Gialanella, Fabio Mangone, Renata Picone, Alessandro Castagnaro, Paolo Romanello e del nostro socio Pasquale Di Costanzo responsabile della Fellowship Cycling Magna Grecia. Di seguito il link della documentazione appostata sul sito.
L’idea progettuale nasce da quelle premesse, da quella interessante fase di studio convegnistica e di discussione, e dalle conclusioni cui si è pervenuti: cosa può fare il Rotary e cosa possono fare i Club della città? Richiamare l’attenzione pubblica, sollevare la validità del tema e delle proposte, stimolare iniziative.
Per arrivare al focus del progetto che è la “Crypta” e coniugare l’obiettivo immediato del suo riutilizzo sia pure parziale attraverso il percorso sotterraneo con gli altri obiettivi mediati e propri del Rotary “ ( non secondari ) che sono i giovani e l’alfabetizzazione sulla cultura dei beni storici ed archeologici e sulle risorse della innovazione“, senza delle quali diventa estremamente complessa una diffusione efficace e rapida delle conoscenze che servono allo scopo ed addirittura impossibile allargare la platea di riferimento, l’intero progetto è stato cosi immaginato ed articolato.
Le fasi del progetto
Formazione ed Alfabetizzazione
Questa parte del progetto, destinata alla città e ad alcune sue istituzioni scolastiche, prevede specifiche azioni educative rivolte alle scolaresche napoletane. Il Club coinvolgerà scuole del territorio; con alcune di esse già lo scorso anno ha avviato una serie di attività di collaborazione: l’Istituto Comprensorio Baracca e l’Istituto Boccioni Palizzi di Napoli. Il Club Capofila Castel dell’Ovo, con il concorso degli altri 9 club che hanno inteso aderirvi, ha intenzione di sviluppare poi iniziative in partnership con altre due scuole insistenti sul territorio di Mergellina – Fuorigrotta. Una è già inserita nel prospetto.
L’obiettivo sarà quello di far apprezzare un luogo unico al mondo attraverso visite sul posto ma anche attraverso un percorso di formazione preventivo ( alfabetizzazione ed empowerment con l’impiego di tutte le opportunità offerte dal sistema del digitale all’interno delle strutture scolastiche ospitanti ed anche all’esterno dei plessi scolastici presso sedi museali ) al fine di trasferire ai giovani una capacità di orientamento nelle materie specifiche e di aprirli ad una conoscenza non solo della “Crypta Neapolitana” che, come detto, è l’oggetto specifico del progetto ma anche del contesto dei Campi Flegrei, attraverso un recupero della storia delle origini della città di Neapolis e dei suoi territori finitimi.
Il progetto conterà sulla partnership delle scuole napoletane sotto indicate che hanno manifestato attraverso i loro dirigenti grande apprezzamento per l’idea:
Istituto
Dirigente Scolastico
Numero Studenti Coinvolti
Istituto Comprensivo Baracca
Prof.ssa Sara Sica
Da 25 a 30
Liceo Mazzini – Napoli
Prof.Gianfranco Sanna
Da 25 a 30
Istituto Boccioni – Palizzi
Prof.ssa Paola Guma
Da 25 a 30
Due di esse, come già detto hanno già fatto una preziosa esperienza con il Rotary perché protagoniste lo scorso anno di progetti sull’etica. Una delle due è stata premiata a livello nazionale attraverso un suo alunno. Il club Napoli Castel dell’Ovo ha poi provveduto a premiare giovani che si sono particolarmente distinti nella produzione degli elaborati sul tema dell’etica. La relazione con le scuole ha la finalità di stringere i giovani in un legame durevole con la famiglia rotariana assegnando ai Club che parteciperanno al progetto un ruolo di valorizzatori dei beni culturali, elementi questi sostanziali per uno sviluppo formativo ed informativo dei giovani anche attraverso il recupero dei luoghi oltre che della loro memoria storica. Inoltre, la partecipazione attiva delle scuole nell’adozione del bene culturale, porterà alla realizzazione di un premio apposito che premierà i migliori studenti che saranno in grado di interpretare attraverso un componimento, video o foto il tema della valorizzazione della Crypta.
L’attività propedeutica al premio avverrà attraverso seminari formativi informativi con l’impiego di tecnologie digitali ( collegamenti in rete a siti, a link specifici ) a valle di visite ai luoghi della conoscenza (Mann di Napoli, Museo di Paestum), affinché i ragazzi possano eventualmente svolgere in prosieguo, una volta formati, un ruolo di accompagnatori, se adeguatamente interessati e se inseriti in un percorso di affiancamento con le risorse amiche ( il MANN lo scorso anno ha dato delle disponibilità verso iniziative da sviluppare anche nel corso di visite mirate ed organizzate). Dopo l’attività di formazione informazione si darà vita ad iniziative concorsuali da premiare (componimenti, elaborati, progetti scolastici sottoporre a valutazioni di giurie interne) attorno ai temi della grotta e di Virgilio; per la assegnazione dei premi a concorso si prevede il sostegno economico con l’impiego di una quota delle risorse del progetto nella misura indicata nei prospetti economico/ finanziari.
Le relazioni con gli Enti pubblici ed Istituzionali della tematica dei beni culturali
Per uno sviluppo ottimale delle idee di fondo dell’intero progetto sarà necessario il coinvolgimento della pubblica amministrazione (peraltro già interessate) con la competente Soprintendenza e gli Enti locali interessati alla gestione ed amministrazione dei luoghi della Crypta al fine di sollecitarle ad una riapertura della parte restaurata e ad una fruibilità delle parti già accessibili. Saranno a tale scopo realizzati eventi che coinvolgeranno le scuole che saranno resi pubblici dalle voci dei media e della stampa; a cura della Fellowship Cycling Magna Crecia, filiazione del Club, è previsto un meeting degli associati della Cycling allargato agli amatori del pedale.
Pubblicazione Divulgativa
Un gruppo di lavoro formato dalle qualificate competenze specialistiche dei vari club rotariani partecipanti al progetto si farà carico di editare una pubblicazione da distribuire poi nelle scuole, una pubblicazione qualificata ma anche divulgativa. Servirà a dare il senso del livello qualitativo della iniziativa.
Attività seminariali
Organizzazione di seminario /convegno finale con la partecipazione allargata di tutte le rappresentanze degli Enti ed Istituzioni interessate, autorità ed funzioni amiche del Rotary.
Impegno dei soci
Il progetto promosso dal Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo, che assumerà il ruolo di Capofila quale Club Proponente, cui hanno dato la adesione partecipativa gli altri nove Club del gruppo partenopeo, potrà contare sull’apporto diretto di qualificati soci del Club, tra cui i soci Prof. Fabio Mangone e Dott. Mauro Giancaspro esperti della materia e conoscitori della città di Napoli dal punto di vista architettonico, storico e culturale. Essi si impegneranno per le iniziative circa la pubblicazione del progetto oltre che per il consolidamento e mantenimento dei rapporti con le parti istituzionali partner e non del progetto.
Ma hanno dato l’adesione sostanziale non pochi soci altri del nostro Club ed alcuni rappresentanti dei Club aderenti per i quali si predisporrà una scheda di sintesi subito dopo la presentazione del progetto per costruire una matrice delle competenze specialistiche di collaborazione disponibili. Inoltre, il progetto vedrà il supporto operativo del Rotaract.
7.Finalità e ricadute sul territorio
Il progetto, attraverso la sua fase di empowerment sul tema dei beni culturali, dei campi flegrei e della Crypta ed attraverso le sue attività di formazione, informazione, non solo sui beni culturali ma sugli strumenti della innovazione multimediali, avrà una ricaduta immediata ma anche duratura perché l’idea è quella di non abbandonare i legami con le scuole e gli alunni delle scuole coinvolte che si spera possano autonomamente alimentare stimoli ed iniziative personali nel tempo. Ma il valore sarà dato anche dalle possibili relazioni con i centri di cultura che avranno l’occasione di frequentare: Il Mann, il Museo di Paestum, I Campi Flegrei ed anche la Fondazione Circolo Artistico che ha dato la sua disponibilità di partecipazione al progetto per le possibili iniziative che potranno essere svolte presso la sua sede. Il valore del progetto è poi anche nella idea di integrazione sistemica di tutti gli attori delle iniziative e nelle relazioni istituzionali che si instaureranno. Con esso, infatti, si propone di costruire sul tema dell’anno del distretto dei Beni Culturali di costruire legami con importanti centri della cultura della città e della Regione e di assecondare le indicazioni provenienti dal distretto di dedicare ai beni culturali momenti significativi della vita dei Club nell’anno 2018/2019.
Punta infine ad inoculare tra i suoi destinatari/ beneficiari (giovani e scuole) uno stimolo che negli anni è venuto meno: quello del ricorso sempre meno sentito verso le materie della storia dell’Arte; a dare un supporto formativo a coloro, tra i più giovani, che intendono investire per la propria formazione, tempo e risorse nella intrigante area dei beni culturali. Tra questi giovani si proverà ad individuare quelli che vorranno avviare una attività iniziale di accompagnatori che possa accrescersi e stabilizzarsi nel tempo.
Il Presidente Internazionale Ian H.S. Riseley ha sfidatoi Rotary Club di tutto il mondo a fare la differenza, piantando un albero per ogni socio del suo effettivo a decorrere dal 1° luglio del nuovo anno rotariano fino alla Giornata della Terra che si celebra il 22 aprile 2018. Gli alberi rimuovono dall’aria l’anidride carbonica e altri gas dell’effetto serra, rallentando così il riscaldamento globale. Sono un bene prezioso per la nostra umanità. Sul tema degli alberi, pubblichiamo un articolo del Past President Mauro Giancaspro, intervenuto su questo tema.
Le parole degli alberi
Fascino intramontabile dei misteri delle foreste
TESTO DELL’ARTICOLO DI MAURO GIANCASPRO PUBBLICATO SULLA RIVISTA ON LINE WALL STREET INTERNATIONAL DEL 16 MAGGIO 2016.
Nel bosco è il titolo di un allarmante capitolo del libro L’odore della carta del giornalista e scrittore inglese Ian Sansom. Chi continua ad amare il libro fatto di pagine di carta e a leggere godendo del contatto fisico delle mani con il corpo del volume, ha di che farsi venire complessi di colpa a scorrere questa denuncia ecologica lanciata da Sansom, sinteticamente rappresentata da questa frase: “Le più grandi foreste del mondo non si trovano in Canada o in Amazzonia, ma nelle librerie, sugli scaffali e nei magazzini di Amazon sparsi per il globo”.
Le multinazionali della carta, insomma, sono colpevoli di una deforestazione selvaggia del globo che denota un rispetto odierno dell’uomo per gli alberi, se non inesistente, almeno assai inferiore a quello dell’antichità, sia del mondo romano che del mondo germanico, quando dei boschi non solo veniva tutelata salute e salvaguardia, ma era anche celebrata la assoluta sacralità. Leggendo l’appello di Ian Sansom non possono non tornare immediatamente alla mente le suggestioni e le emozioni che hanno suscitato le immagini delle grandi foreste e dei boschi, presenti nelle pagine che più abbiamo amato, a cominciare da quella che forse più ci impressionò al tempo degli scuola, quella della tragica e solenne conclusione dell’Edipo a Colono di Sofocle.
Edipo, ormai vecchio e cieco, arriva nel sobborgo di Colono accompagnato dalla figlia, accolto tanto benevolmente dai pochi fedeli amici, quanto assai ostilmente dalla maggior parte degli abitanti di Colono, che non hanno dimenticato le sue terribili colpe. Ma gli dei hanno ormai deciso la sua sorte e un fulmine a ciel sereno ne dà l’annuncio. Allora Edipo s’incammina da solo nella foresta sacra delle Eumenidi, fittissima di alberi, chiusa all’“ardore del sole e al furore dei venti”, popolata di uccelli che la riempiono di assordanti sonorità, per andare finalmente incontro al suo destino; dalla foresta non uscirà mai più. Non si saprà mai se Edipo si è dissolto tra gli alberi, diventando creatura silvana, o sia riuscito a valicare i confini del bosco, al di là del quale si immaginava che fosse il cosmo ultraterreno.
L’intrico della foresta difficile da penetrare e da attraversare, è stato spesso avvertito dai poeti dell’antichità come cosmo dai confini imprecisi e indefinibili, oltre i quali la conoscenza dell’uomo non riesce a giungere: non di rado spazio sacro che divide il mondo dell’uomo da quello ultramondano. La grande Selva Ericina, regione montuosa e selvosa della Germania, tra il Württenberg e l’alta Baviera, a nord del Danubio comprende l’area che oggi è denominata Foresta Nera. Pur trattandosi di luogo reale, gli antichi non avevano una precisa idea della sua estensione e dei suoi confini e diventava, così, nell’immaginazione collettiva, posto leggendario, selvaggio e terribile, popolato di genti e di animali inquietanti. Lo stesso Cesare in un passo del De Bello Gallico, in una delle sue straordinarie descrizioni dei luoghi teatro della guerra, scrive: “non v’è abitante della Germania occidentale che possa dire di aver raggiunto il limite di questa selva, pur avendo marciato per sessanta giorni, o sappia da qual luogo ha principio”.
La foresta allora affascina i poeti con il mistero del mondo che può trovarsi oltre il suo estremo limite. Avvincente la descrizione virgiliana della foresta che Enea e la Sibilla Cumana devono attraversare per raggiungere l’Ade, dopo aver trovato il miracoloso ramo d’oro di un albero sacro a Giunone, che permetterà loro l’accesso agli inferi: anche la traduzione italiana di Annibal Caro, non sempre aderentissima al testo latino dell’Eneide, rende con efficacia le suggestioni di questo luogo. I due attraversano così una “selva opaca, tra valli oscure e dense ombre” che separa la terra dall’aldilà. Ritroveremo la stupenda immagine della “selva opaca” nel Guglielmo Tell di Rossini, nella famosissima, struggente aria di Mathilde dedicata alla “selva opaca” la cui vista suggerisce piacere e indurrà il suo cuore ad aprirsi alla calma, pur sui monti “dove il turbine impera”. D’oro, dunque, il ramo che Enea deve cogliere per offrirlo a Caronte e ottenere d’essere traghettato oltre il fiume Stige. Dall’episodio trasse idea James Fraezer per dar titolo al suo saggio, Il ramo d’oro, pubblicato nel 1890, dedicato alle pratiche magiche e superstiziose: un intero, ampio, capitolo fu dedicato proprio alla venerazione degli alberi.
Agli alberi, alla simbologia che a essi si ricollega, alla loro longeva bellezza, alla loro presenza nell’immaginario umano, alla loro capacità di poter comunicare con codici naturali senza parole agli uomini, è dedicata tantissima parte dell’opera poetica di tutti i tempi: dalle forme più liriche e struggenti a quelle più sensuali ed emotive. Pensiamo agli alberi che parlavano al bambino di Jacques Prévert, ma anche alla Pioggia nel pineto di D’Annunzio, con gli amanti che, sorpresi dalla pioggia in una pineta, corrono avvertendo che i loro corpi stanno diventando “silvani”, quasi con una temporanea metamorfosi da favola.
E sono sempre presenti, gli alberi, nei momenti di maggiore intensità emotiva dell’uomo: Agostino si converte sotto un albero di fico; sotto un frondoso bo – specie di fico bengalese – il Buddha riceve l’illuminazione; all’ombra di un sicomoro Wordsworth compone la poesia L’abbazia di Tintern. O diventano spesso simbolo della libertà, vessillo di rivoluzioni epocali: quella francese, quella americana e quella napoletana del 1799, brevissima come un sogno.
Gli alberi sono, insomma, sempre con noi e rivelano la loro forza straordinaria anche se prigionieri negli spazi angusti di un cortile condominiale quando, pur chiusi tra la tristezza del cemento delle nostre attuali case, esplodono di vita a primavera con quella generosità che noi uomini non sempre meritiamo. Perciò, se veniamo fuori dal mondo delle favole e della poesia, dal fiabesco ambiente della narrativa, nella quale i visionari e i sognatori colloquiano con la natura vegetale, potremmo anche, senza essere poeti, scoprire che gli alberi tentano di parlarci e che alla fine è possibile dialogare con le piante; basta abbandonare per una volta i velocissimi strumenti della tecnologia contemporanea dei quali abusiamo. Più natura e meno tablet, smartphone e rete? Perché non provarci?
Dopo la serata natalizia con Dacia Maraini, e con i premiati del concorso Elsa Morante, un secondo evento di tutto rilievo è stato organizzato in interclub dal nostro club con il Napoli Nord Est, il Napoli Est ed il Napoli Sud – Ovest.
Si sono create le condizioni per un invito ed una visita napoletana di una personalità di rilievo del mondo del giornalismo: Ferruccio de Bortoli.
L’ospite, già caporedattore economia del “Corriere della Sera” e poi, in prosieguo, per altri 8 anni, direttore della stessa importante testata milanese che continua ad avere il primato della diffusione con circa 300 mila copie di carta stampata e il primato dei lettori, non ha bisogno di presentazioni.
Qualche ulteriore notizia può forse aiutare a capirne meglio il profilo.
Attualmente è Presidente della casa editrice Longanesi e della Associazione Onlus Vidas. De Bortoli è stato per quattro anni, dal 2005 al 2009, anche direttore del quotidiano economico “Il Sole 24 ore”; nel periodo in questione il giornale della Confindustria, dinanzi ad un andamento calante del giornalismo scritto, ha invece mantenuto i livelli di diffusione ed ha fatto registrare anche una discreta crescita.
Di recente De Bortoli, in un pezzo a firma di Ferrara, direttore e giornalista non facile e di vulcanico, è stato inserito nella famiglia delle importanti firme “dei direttoridelle linee editoriali” che hanno contato per il quotidiano milanese: Montanelli, Spadolini, Ottone, Mieli e, appunto, De Bortoli.
Il Club è stato, pertanto, ben lieto di poter sentire dalla voce di una esperienza giornalistica autorevole nel mondo della carta stampata e della cultura le opinioni su alcune tematiche. Non tutte, naturalmente, sono state riprese nel testo che qui si propone.
Sollecitato dal dinamico nostro socio Diomede, alias il Notaio Dino Falconio , delegato dal Presidente Mauro Giancaspro a curare la regia della dialettica serale, De Bortoli non si è sottratto al fuoco di fila della domande introduttive; si è dovuto scusare per non poter rispondere compiutamente a tutti gli argomenti proposti.
Raccogliere valutazioni ed opinioni sul mondo del giornalismo è stato un risultato apprezzabile.
Il tempo come sempre tiranno nelle serate rotariane non ha favorito l’auspicabile ampiezza della conversazione e tutti gli approfondimenti che si sarebbero voluti fare.
Nella circostanza, tra l’altro, la numerosità degli ospiti, circa 140 presenze, due eventi programmati da tempo (spillature di nuovi soci) i formalismi del Cerimoniale, pur semplificati dal Presidente Mauro, che il nostro ospite da rotariano ben conosce, non potevano assicurare un tempo maggiore.
De Bortoli ci avrà perdonato.
Il mondo della carta stampata vive una fase complessa; opera tra difficoltà gestionali, organizzative, ed anche di ordine economico, in una società instabile, liquida, come diceva di Bauman, piena di incertezze a cominciare da quelle politiche.
Il canovaccio della conversazione concordato era sul tema della “libertà di stampa”, come si era annunziato con il programma diffuso tra i soci.
Alla luce delle attualità è apparso utile modificarlo in corso d’opera per affrontare una tra le tematiche più spinose del momento tra quelle del racconto giornalistico: post verità, storytelling, cospirazionismo, manipolazione delle opinioni etc.
Dino bene ha fatto a concentrare il focus sul tema delle post verità che ha un’eco recente molto vasta e ricorrente.
Il nostro conversatore ha risposto alle sollecitazioni richiamando alla memoria eventi noti e casi del passato legati alla storia giornalistica risalenti, alcuni, anche ad un arco di tempo lontano di almeno un trentennio. Ciò che c’è di nuovo rispetto al passato, ha detto De Bortoli, è il salto tecnologico.
Ha citato, ad esempio, la vicenda di Aldo Moro per la quale ancora non si è pervenuti alla “reale verità” non solo giornalistica ma anche dei fatti e della vicenda processuale .
Un tema delicato quello della post-verità, spinoso, coltivato dal giornalismo di serie A e di serie B , al quale il nuovo mondo del Web, con tutte le sue contraddizioni e con tutti gli aspetti di positività e negatività, conferisce una dinamica che rischia di generare, e l’ha già generata, una pesante caduta qualitativa della informazione , foriera di una diffidenza crescente, sempre più misurabile attraverso i dati in discesa delle vendite dei quotidiani e degli ascolti delle trasmissioni televisive dedicate e dei talk show.
Non a caso a fine serata il nostro Dino ha anche detto che diffidenza e perdita di fiducia si registrano non solo nei confronti dei media, giornali, tv, ma anche di tutte le categorie della mediazione.
A cominciare dalla politica, dai sindacati, dalle rappresentanze sociali anche le professioni non riescono più a svolgere quella funzione di cintura tra la società che ignora e quella che possiede glistrumenti per orientare e guidare e rassicurare.
In questo contesto del mondo delle post verità, è stato chiesto a De Bortoli, quindi, quale ruolo deve svolgere il giornalismo nella sua accezione più ampia per poter favorire la genesi di una idonea informazione che sia di aiuto per i cittadini, tanto più necessaria in una fase di grande cambiamento economico e sociale e di grandi stravolgimenti anche politici nazionali e mondiali?
Con post-verità viene indicata quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o ad una notizia, l’aspetto del vero viene talvolta non esaurientemente approfondito a scapito dell’effetto mediatico e commerciale che si vuole sortire , anche perché non viene valutato tutto il contesto delle informazioni dirette ed indirette disponibili.
Talvolta la fonte e la qualità della fonte stessa dalla quale si assumono le informazioni sollecitano l’indagine sulla sua credibilità; la velocità, il tempo della immediatezza, della produzione della notizia, che deve anche costare poco, sacrificano al risultato della concorrenza tanti canoni di correttezza e di buona gestione del processo informativo.
Come ha detto De Bortoli, ci troviamo in un tempo in cui la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico anche solo sulla base solo di emozioni e sensazioni sia perché nella costruzione del sistema mediatico concorrono in tanti sia perché in esso prevale l’aspetto del desiderio percettivo del pubblico.
Il pubblico fa molto spesso da traino alle conclusioni che si immaginano e si ipotizzano rispetto a quelle che invece dovrebbero essere a fondamento naturale della vicenda.
L’era dei sondaggi, delle opinioni, degli incroci delle mezze verità di siti della rete, che contribuiscono a generare i convincimenti, fa il resto.
Il termine e la definizione delle post verità hanno conosciuto una notevole ribalta a seguito di alcuni importanti eventi politici dello scorso anno, quali il referendum sulla Brexit e le elezioni presidenziali americane.
In un momento storico, in cui lo sfilacciarsi dei corpi intermedi e la diffusione capillare della rete hanno creato le condizioni per il venir meno del confine tra ciò che è vero e ciò che non lo è, tra ciò che appare e sembra rispondere al vero e ciò che tale non è, anche il giornalismo, con tutte le eccezioni doverose, è stato travolto.
E, d’altro canto, cambiato l’intero processo di produzione della notizia e del dato, è cambiata la produzione nella quale una larga parte è riservata all’immagine, ai video; si restringe quella riservata allo scritto ed agli approfondimenti.
I giornali on line di tutte le testate ne sono la più piena testimonianza. Il pubblico legge poco e lo si sa dalle statistiche sia sul numero dei lettori che dei quotidiani venduti
Il direttore più volte ha detto che quella del giornalismo è una professione della quale è difficile intravedere il futuro.
Le innovazioni tecnologiche e il mondo della rete hanno dettato nuovi tempi e nuove modalità, destrutturato interi contesti.
Alla categoria dei giornalisti viene in ogni caso ancora riconosciuto da larga parte della società consapevole un ruolo fondamentale; riappropriarsi del munus delle responsabilità per contribuire alla costruzione di una coscienza civica capace di orientare nelle scelte sulla base dei fatti, in tempi così incerti, diventa essenziale e fondamentale.
Distinguere i fatti dalle opinioni è il nodo centrale. Ma non è da tutti e non è neanche patrimonio costitutivo di tutte le testate per tante ragioni.
Nella rete, che alcuni opinionisti e scrittori della materiahanno definito l’abisso dei social , dove di social c’è molto poco, purtroppo le regole appaiono sovente eluse, soprattutto nei siti dove le cosiddette bufale (altro tema ricorrente ) giornalmente vengono proposte ed alimentate fino a diventare delle quasi verità.
Spesso non si tratta di errori ma di finalizzazioni specifiche per distorcere la realtà che non solo eludono l’intero corpo del codice deontologico ma anche norme di altro profilo morale e giuridico.
Occorre quindi porsi la domande su come raddrizzare un sistema disarticolato generatore di informazioni sbagliate: la soluzione, ha detto De Bortoli, non sta nelle governance autoritarie, nella censura, nel lavoro di autocontrollo che i providers stanno cominciando ad istituzionalizzare.
Sta, invece, nella libertà corretta dalla responsabilità, nella indipendenza reale della professione giornalistica, ma anche nella capacità di giudizio dei cittadini che, resi informati del problema, anche attraverso discussioni e dibattiti e notizie specifiche possono far salire il loro livello di consapevolezza per distinguere l’oglio dal grano.
Non è un’operazione semplice. Gli attori sono tanti ed è inutile evocare anche le responsabilità della politiche che è sempre presente.
Ci troviamo, nel bene e nel male, in un’epoca in cui il cittadino, andando sul web, crede di poter conoscere tutto, crede di essere autosufficiente ma fa venir meno il suo approccio critico soprattutto quando è sprovvisto degli attrezzi di base che sono costituiti da un minimo di conoscenze e di cultura generalista.
Egli purtroppo, assai spesso, finisce per non essere più informato da centri di reale competenza; diventa suddito della rete e soggetto inerte incapace di rispondere alla propaganda di un’eccessiva semplificazione della realtà.
Diventa, quindi, questa è stata la conclusione della serata, sempre più necessario contare sul ruolo del vero giornalista, che pur alimentando il beneficio del dubbio deve anche con il suo lavoro responsabile , con la storia della sua autorevolezza e della sia indipendenza morale e professionale, contribuire a indicare conclusioni frutto di analisi oggettive; diventano esse fonte di maggiore certezza quando, poi, alle spalle c’è una storia giornalistica ed anche una testata indipendente e credibile.
Qui non è senza conseguenza la scelta di un direttore con una linea editoriale chiara e indipendente.
Il giornalismo molte volte concorre a dare spazio a notizie non fondate e non veritiere; non sempre però è in grado, da solo, di combattere bugie e falsità.
Nel noto caso di Stamina, citato dal direttore ad esempio nel campo della medicina, solo nel tempo di è potuto accertare che, al seguito del giornalismo che diffondeva la notizia, vi erano anche momenti professionali specifici che alimentavano la incredulità.
Nello stesso ospedale di Brescia c’era la solidarietà medica nell’uso del prodotto miracoloso che poi è stato sconfessato dalla medicina ufficiale.
Il giornalismo è un’ importante parte del sistema sociale non seconda alla politica e ad altre funzioni istituzionali; una parte essenziale per il ruolo che storicamente ha sempre occupato e che tuttora ricopre caratterizzato da libertà ed indipendenza; qualità professionali e morali poste alla base del TU della categoria rieditato nel 2016. Sono esse un caposaldo della società moderna.
La bollinatura degli scritti però non dipendono solo dall’appartenenza alla categoria.
E’ forse arrivato il momento per imporre tutte le condizioni del TU deontologico del giornalismo alle tante testate delle reti, alle pseudotestate ed ai pseudogiornalisti del WEB ed imporre anche le regole ai grossi provider che non possono ritenersi solo fornitori di servizi elettronici e multimediali.
Ci scusiamo se talvolta nella foga della scritto si è mediato il pensiero con quello del nostro ospite che si spera di aver saputo leggere al meglio.
Ringraziamo De Bortoli non solo per il contributo conoscitivo ed informativo ma anche per la profondità del suo dire. Non poteva essere altrimenti.
Il tutto , la serata del nostro Club e degli altri Club, infine, testimonia che quando il Rotary riesce a fare il Rotary si può ben accreditare del ruolo di agitatore e cultore di tematiche che devono aiutare la società.
Sta scritto nelle linee guida della vita Rotariana. Un piccolo contributo in un mare profondo.
Un ringraziamento anche ai soci che hanno inteso fare al nostro conversatore domande mirate ed attuali, al nostro socio Diomede ( Vice Presidente ) sulla provocazione puntuale circa la mediazione sociale venuta veno con il crollo di fiducia verso tante parti, al Prof.Bracale che ha sollevato il problema della responsabilità dei medici e dell’accanimento dei familiari degli ammalati con esiti sfortunati e delle grida mediatiche che tendono sempre ad individuare un colpevole.
Al neo socio Prof. Del Prete che ha sollevato il tema del contributo che la stampa dovrebbe poter dare ai giovani ricercatori che si fanno carico di studi non sempre valorizzati; al Dott.Tomo che ha introdotto un tema spinoso trascinando l’argomento sul giornalismo sportivo tra verità, dicerie e rapporti tra tifoserie e dirigenze calcistiche in momenti delicati del campionato. All’amico avv. Silvestre che ha ricordato l’atteggiamento e l’indole, secondo alcune vulgate, del giornalista Scarfoglio e sull’uso non sempre corrette delle notizie giornalistiche riservate. E’ una pratica di quasi un secolo fa che si riproduce spesso nei giorni nostri.
Una bella serata, che ha visto la presenza anche dei presidenti degli altri club intervenuti, Bruno Proto, Luigi Cimmino, Giovanni Esposito corredata da un clima primaverile , godibile dalla terrazza dell’Hotel Royal e dalla sala Posillipo che ci ospita nei momenti importanti, e un buon desinare che fa del convivio ( di qui la terminologia del nostro mondo associativo ) un momento importante in cui si riesce a miscelare tutto ciò che c’è di buono nel rapporto sociale: cultura, amicizia e Rotary che il Presidente Mauro ha guarnito con un pizzico di “napoletanità” affidata al suo racconto sulla sirena Partenope di cui ha fatto dono, insieme ad un testo su Napoli edito dal nostro socio Grimaldi, al Dott. De Bortoli che ha apprezzato.
Riportiamo volentieri il Report dell’incontro organizzato dal R.C Napoli Sud-Ovest, Lunedì 3 ottobre 2016 su un tema di grande interesse per la cittadinanza napoletana e campana. Il pezzo firmato dalla loro giornalista ci è pervenuto dalla Segreteria del Club cui abbiamo chiesto l’autorizzazione per appostarlo sul nosto sito Web ritenendo in questo modo di poter ampliare la spendibiltà della lettura attraverso la linkabilità in rete. Ringraziamo pertanto l’Ing. Poulet che ci ha dato il suo assenso a nome del Club e dell’estensore del lavoro.
Report lunedì 3 ottobre 2016
Innovazione Tecnologica, Organizzativa e Culturale nella sanità pubblica. L’Ospedale del futuro.
Conversazione con l’ing. Ciro Verdoliva
C’era molta attesa ieri sera (3 ottobre) tra gli amici rotariani del club Napoli Sud -Ovest edi numerosi ospiti. Il tema dell’Ospedale del mare con tutto lo strascico di polemiche, interrogazioni parlamentari, tra sospensione dei lavori e dichiarazioni di prossime aperture, era uno dei più interessanti, proprio nel senso che interessa, poiché riguarda la salute pubblica, non solo della comunità napoletana ma campana. Bene, dunque,ladecisione del nostro Presidente, di voler inserire tale tema, nel contesto che gli più congeniale e che è il fil rouge del suo anno rotariano, quello dell’ innovazione tecnologica, organizzativa e culturale. Ad illustrare il tema ad un pubblico numeroso e partecipe, l’ing. Ciro Verdoliva,commissario ad acta dell’Ospedale del Mare dal 2009, nominato recentemente direttore generale del Cardarelli dalla Giunta De Luca per tentare il rilancio del nosocomio più importante del Mezzogiorno.Affascinato il pubblico presente in sala che ha risposto con un caldo applauso ad una relazione,che puntuale nei contenuti, è stata condotta in uno stile discorsivo atto ad coinvolgere anche i non addetti ai lavori,supportata da un ricco repertorio di immagini che hanno efficacemente illustrato la grandiosità del progetto e le varie fasi di avanzamento dei lavori.
D:A quali criteri guida, si ispira l’ Ospedale del mare?
R:Quattro sono gli elementi alla base della scelte di pianificazione strategica per il progetto dell’Ospedale del Mare- dichiara l’ing . Verdoliva: -la linea ferroviaria, il Vesuvio, il paesaggio, il quartiere di Ponticelli.
La ferrovia circumvesuviana, che taglia in due il sito, è un’infrastruttura di portata territoriale: insieme alla rete stradale primaria, garantirà al complesso ospedaliero collegamenti vitali e grande accessibilità, che ne caratterizzeranno la specificità di servizio sanitario dedicato all’emergenza-urgenza; Il vicino vulcano “Vesuvio” rappresenta una grande sfida tecnologica, frutto della ricerca avanzata nel campo delle strutture antisismiche; La natura ed il territorio: l’Ospedale del Mare manterrà la promessa di una struttura sostenibile, grazie ad un notevole impegno edilizio e impiantistico al servizio del risparmio energetico e con edifici compatti che lasceranno spazio ad ampie sistemazioni a verde, restituendo la memoria dei luoghi insediati, una volta vivai e orti collettivi, e contribuendo al benessere psicofisico di pazienti e utenti, consolidando il legame ospedale-territorio in modo da diventare un tassello che ne caratterizza l’urbanizzazione.
D : Come è stato concepita l’ architettura dell’ Ospedale del mare?
R:L’architettura entra in sintonia con i bisogni degli utenti, non solo attraverso l’organizzazione delle attività di assistenza sanitaria, ma dando forma a luoghi e ambienti capaci di creare benessere psico-fisico e armonia, di rispondere alle loro emozioni. L’umanizzazione degli spazi costruiti diventa preciso obiettivo del progetto degli interni e delle scelte di arredo, per una qualità diffusa dell’intervento –
L’Architettura.Due lotti funzionalmente distinti: integrato nel quartiere, il sistema di edifici destinati alladiagnostica e alla cura; distaccato e isolato, l’insieme delle attività di gestione amministrativa eimpiantistica dell’intero complesso ospedaliero.
Due i collegamenti: un ponte pedonale, che scavalca la ferrovia per distribuire il personale sanitario dall’edificio amministrativo-direzionale verso tutte le unità operative, e un cunicolo tecnologico sotterraneo di connessione delle reti di servizio alle centrali di cogenerazione/centrale termica, frigorifera, idrica ed antincendio accorpate nell’edificio impianti.
Il cuore della struttura ospedaliera vera e propria dalla geometria romboidale è composto da due corpi di fabbrica contrapposti, di uguale forma in pianta ma diversa altezza: sette livelli per le degenze e tre per gli ambulatori. L’edificio delle degenze costituisce un contrappunto volumetrico e architettonico alla massa costruita delle grande stecche residenziali esistenti lungo il viale di accesso al complesso ospedaliero. La posizione arretrata, protetta, il sole e le brezze di cui godono le facciate, l’apertura delle stanze sul paesaggio e sulla vita del quartiere, sono elementi progettuali sensibili alla condizione psicologica di isolamento comune ai pazienti ospedalizzati.
L’edificio di distribuzione dei percorsi interni è un grande albero sospeso che innerva dall’interno le strutture ospedaliere, connettendone le varie parti tra loro. Ritmato da preziose colorate trasparenze, si integra con la natura della corte-giardino verso la quale sono rivolte le stanze degenza, accompagnando utenti, pazienti e operatori attraverso un sistema di collegamenti frammentato e gradevole, capace di reinterpretare vivacemente, in chiave cromatica e dinamica, lo spazio anonimo del corridoio ospedaliero.
Gli ambulatori sono in continuità con l’edificio circolare destinato all’accoglienza.
Un volume cilindrico dal rivestimento colorato e movimentato da onde spezzate, articolato su due piani principali, collega la struttura ospedaliera alla città attraverso una piazza pubblica, spazio di condivisione e integrazione con il contesto in cui il nuovo ospedale è inserito.
All’interno, solai forati da grandi aperture e lucernai circolari creano uno spazio luminoso e rarefatto, luogo contemporaneo che allontana la percezione dell’ambiente ospedaliero.
Sull’angolo Est del complesso è infine localizzata la struttura alberghiera, con Centro Congressi.
D: Tra le polemiche che riguardano l’ Ospedale del mare c’è quella relativa alla sua ubicazione allimite della zona rossa. Quali criteri antisismici sono stati adottati?
R: L’Ospedale del Mare è una delle più grandi opere realizzate su isolatori sismici in Europa.
La progettazione e la realizzazione della struttura sono state attentamente curate allo scopo di garantire un’elevatissima protezione sismica sia al manufatto (il contenitore) sia agli arredi e apparecchiature in esso presenti (il contenuto), accettando un limitatissimo danneggiamento per terremoti molto violenti con probabilità di accadimento molto bassa, e garantendo la perfetta operabilità e funzionalità per terremoti
meno violenti ma più frequenti; l’intensità del sisma con cui è stata progettata tutta la struttura, è la più
La protezione sismica della struttura è garantita dal sistema costituito dai 327 isolatori che quotidianamente sono chiamati a sopportare il peso dell’edificio; in occasione del terremoto, invece, la struttura oscilla orizzontalmente sugli isolatori come una scatola rigida, con modeste accelerazioni in quanto l’isolamento sostanzialmente la disaccoppia dal moto sismico del terreno, generando la nascita di forze di inerzia molto basse anche sui beni contenuti nell’edificio e quindi garantendo la piena funzionalità. Inoltre per la protezione antincendio sono stati adottati sistemi di protezione appositamente brevettati e testati sperimentalmente; lo stesso vale per gli impianti idraulici ed elettrici, le uscite di sicurezza ed idettagli in generale che sono stati progettati per potersi deformare e spostare durante l’evento sismico, senza creare problemi alla funzionalità in esercizio
Collaudo della struttura:sono state eseguite 4 prove di sollevamento e sfilamento dei dispositivi installati in opera nel 2006; in particolare, la prima è stata eseguita nel 2008, le altre 3 nel 2015. Sugli isolatori prelevati in situ, sono state quindi eseguite delle prove per valutarne le caratteristiche tecniche mediante specifici test di laboratorio, dopo quasi 9 anni dalla loro installazione, allo scopo di valutare l’effetto dell’aging sui parametri dinamici principali. L’esecuzione di tali prove rappresentano un record mondiale per gli edifici.
D:Una struttura tanto complessa comporta un notevole consumo energetico. Quali le soluzioni adottate all’ospedale del Mare di Napoli in materia di risparmio energetico?
R:La soluzione tecnologica adottata prevede l’impiego del sistema di Cogenerazione pienamente integratoagli altri sottosistemi di produzione fluidi quale la Centrale Termica e la Centrale Frigorifera; tale sistema consente, in un ottica di Energy management una gestione efficace ed efficiente dell’energia durante l’esercizio…
Un altro aspetto è l’Impiego di tecnologia a LED per illuminazione interna ed esterna: tutti gli apparecchi previsti sono con lampade a tecnologia LED. I vantaggi di tale proposta sono molteplici, in particolare si avrà una sensibile riduzione dei consumi energetici, dovuta alla migliore efficienza degli apparecchi a led in termini di flusso emesso per unità di potenza. La particolare tecnologia che caratterizza i led ha consentito di installare apparecchiature aventi prestazioni e caratteristiche assolutamente superiori a quelle degli apparecchi tradizionali, in particolare per maggior durata, scarso consumo energetico con notevole riduzione di emissioni di CO2 .Inoltre la luce emessa dai led non contiene infrarossi né ultravioletti. La loro superficie sviluppa poco calore di scarto, con risparmio sui carichi ambiente estivi da compensare con la climatizzazione.
D: L’Ospedale del mare come modello di progetto integrato tra utenza e territorio. Quali le linee guida?
R: Il progetto di umanizzazioneed una metodologia di lavoro conseguente.
Il progetto di umanizzazione ha inteso conferire al complesso ospedalierouna immagine unitaria, riconoscibile ed accogliente esaltando le valenze di identità delle singole parti e le relazioni d’insieme. Nel progetto, travalicando la pura logica funzionale, si compongono codice colore ed artefatti comunicativi per un equilibrio tra chiarezza di informazione ed estetica dello spazio, tale da restituire all’utenza un elevato comfort e un senso di appartenenza ed affidabilità.
La Metodologia di lavoro:
Il progetto scompone l’opera in parti tipologicamente codificabili, elabora un «codice di norme» preciso e ripetibile che consente di controllare la singola parte in tutti i dettagli tecnici ed architettonici. distinguendo i reparti di degenza, da quelli di day hospital e dagli spazi ambulatoriali,in modo da caratterizzare il pronto soccorso e sottolineare il ruolo di accoglienza della hall.
All’interno di queste macrocategorie funzionali individua gli elementi ed ambienti tipizzabili: corridoi e frontoffice, degenze, studi medici e spazi relax. La scelta delle finiture è finalizzata a conferire una sua connotazione a ciascun ambiente.
Nei reparti di degenza, i colori e le forme caratterizzano gli ambiti più privati; nei corridoi la fascia di pvc intarsiata, porte colorate, con targhe di localizzazione di grande dimensione, differenziano l’accesso alla degenza, da quello ai servizi, segnalato da porte bianche e cartellini di piccola dimensione. Lo spazio interno della degenza, essenzialmente bianco è armonizzato dalla grande macchia di colore brillante del pavimento e della parete di accesso. Le finiture, realizzate con smalti sanitari, conferiscono allo spazio un aspetto accogliente.Nei reparti ambulatoriali si affida ai percorsi connettivi un segno inequivocabile di riferimento e riconoscibilità. Una fascia colorata continua di pvc a pavimento lambisce le cortine direzionando l’utente, ed è raddoppiata sul lato opposto da una segnaletica orizzontale a parete; l’ampia fascia colorata e continua della parete supporta le directory e cartellini di localizzazione, riunendo tutte le informazioni necessarie a condurre a destinazione.
Codice colore e segnaletica per orientare ed accogliere.
Si è puntato ad enfatizzare, inoltre, i luoghi decisionali fondamentali all’orientamento, caratterizzando i banchi accettazione, la segnaletica di piano, gli smonti ascensori ed i filtri, negli snodi principali si sono studiate mappe direzionali.
Tutti questi elementi sono stati trasformarti in archigrafie, che diventano rassicuranti punti di riferimento per l’utenza.
Comunicazioni e ringraziamenti del Presidente. Ringraziamento all’ing. Vinci e alla Fondazione Ordine degli ingegneri Napoli che pone sempre a disposizione del Rotary la Basilica di San Giovanni Maggiore per lo svolgimento di eventi rotariani di impatto per il territorio e la collettività. In basilica si svolgerà nel mese di marzo per un incontro/dibattito sul Mezzogiorno e la sua unificazione. L’evento, strutturato come un vero processo, si focalizzerà tra l’altro anche su come la storia è stata ed è raccontata dai vincitori. L’evento è organizzato dal nostro club in interclub con vari club campani e nazionali, tra Napoli Nord est, il Napoli Castel dell’ Ovo, il Mantova Castelli e tanti altri. Motore di questo evento sarà Renato Colucci. Il l7 ottobre ci sarà una riunione tra i presidenti partecipanti all’ interclub in cui saranno definiti gli ulteriori dettagli che titolo come titolo provvisorio: Processo a(Garibaldi oppure Cavour, oppure Vittorio Emanuele).
Approvazione formale da parte del distretto del 5° progetto del gruppo partenopeo al quale abbiamo aderito: restauro dell’ organo della Basilica di San Giovanni maggiore, che vede come capofila il R.C Napoli Nord Est. Si fa,inoltre, richiesta di un referente per il progetto Unitalsi del R.C. Napoli e di volontari.
Ulteriori ringraziamenti ad Alessio Formicola,Presidente del nostro Rotaract che ci assiste nella iscrizione al My Rotary che ci offre, tra tante opportunità, quella di uno sconto del 10% sul prezzo di acquisto dei biglietti del Teatro San Carlo di Napoli o gli sconti sugli autonoleggi Avis 5% Hertz10%..
Erano presenti: Mauro Giancaspro, Presidente del R.C. Castel dell’Ovo con la signora Vittoria, Luigi Cimmino, Presidente del RC Napoli Nord Est con la Sig. Luisa; Gianni Zarra, Presidente del Rotary Club Campania-Napoli, Luigi Vinci, Presidente della Fondazione Ingegneri Napoli con la sig.ra Maria Rosaria, I ragazzi del Rotaract, Brunella De Martino, Tesoriere Distrettuale Inner Wheel, Salvatore Naldi, Presidente della Scuola Nazionale di Equitazione; lo staff del Cardarelli:il Direttore Sanitario, Franco Paradiso, Il Direttore Amministrativo Anna Iervolino, e loro consorti.
Si è costituito il comitato Galleria Umberto Primo con lo scopo di accendere i riflettori ed il dibattito sulla Galleria Umberto a Napoli che da anni sta affrontando una situazione di grave degrado ma è, da sempre un luogo dal grande valore storico, architettonico ed antropologico. Il comitato, vede la presenza di importanti personalità del mondo della cultura napoletana, tra cui il Presidente del Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo, Mauro Giancaspro, già Direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli e del Past President Fabio Mangone. I promotori invitano a partecipare ad una serie di incontri che mirano appunto a riscoprirne il valore di un luogo unico nella nostra città. Gli incontri si terranno i martedì di ottobre presso Casa Ascione in piazzetta Matilde Serao 19 al secondo piano. Martedì 11 ottobre alle ore 18 ci sarà un qualificato intervento proprio del Prof.Fabio Mangone interverrà alla serie d’incontri che verterà sul tema dell’ “area della galleria: centralità urbane tra Belle Époque e attualità.”
La Galleria Umberto tra i Luoghi del Cuore – Scopo di queste iniziative e quelle che verranno è prendere coscienza e raccogliere le firme per il monumento “simbolo” della città che partecipa alla campagna del Fondo Ambiente Italiano “ I Luoghi del Cuore” 2016. Il censimento dei luoghi d’Italia da salvare che ogni due anni FAI promuove per finanziare interventi di restauro e manutenzione, a cui concorre la Galleria Umberto I. Vogliamo suscitare un interesse che non sia solo locale per riportare uno dei monumenti “simbolo” della nostra città all’attenzione nazionale e sottrarlo all’odierno degrado. Per raggiungere questo risultato il Comitato sta chiedendo il sostengo della cittadinanza, anche creando una rete di associazioni che li rappresentino, per raggiungere un fine condivisibile da tutti, indipendentemente da appartenenze e ideologie: pensiamo infatti sia importante coinvolgere i napoletani in una battaglia che sicuramente travalica la raccolta delle firme per il valore civile e culturale.La Galleria Umberto oggi è un simbolo di come le liti su “come” e su “chi” possano distruggere un bene comune dal valore che esula quello immobiliare.
Il comitato d’onore è composto da: Presidente Aldo Masullo, Pietro Gargano, Mauro Giancaspro, Ugo Carughi, Luigi Necco, Fabio Mangone, Renato Sparacio, Roberto Mottola di Amato, Vincenzo Siniscalchi; Comitato esecutivo, Presidente Emilia Leonetti, Giancarlo Ascione, Rosanna Bonsignore, Teresa Leone, Claudio Tudisco.
Il mese di giugno rappresenta la chiusura dell’anno rotariano e vedrà come appuntamenti il caminetto sulla salute emotiva e comportamentale e la cerimonia del passaggio del collare da Gianni Tomo a Mauro Giancaspro.
Discutere del valore dell’imprenditorialità per nel campo della Cultura, soprattutto in una città quale è Napoli che ha molto da offrire dal punto di vista storico culturale. Se n’è discusso in un interessante convegno organizzato dal Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo, lunedì 18 gennaio, al Circolo Artistico di Piazza Trieste e Trento. Sono, difatti, sempre più all’ordine del giorno le tematiche sia di sostegno pubblico agli equilibri economico- finanziari alle Istituzioni del settore, anche attraverso incentivi fiscali ai contribuenti ed alle imprese private che li sostengono, come si è proceduto con l’art bonus. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di cercare di comprendere quelli che potessero essere gli elementi più coerenti per “organizzare” la Cultura così da poter divenire opportunità economica e sociale. Un tema, quello della cultura, che il Rotary Castel dell’Ovo ha fatto proprio quest’anno attraverso il progetto per la valorizzazione del Borgo di Santa Lucia che, come dichiarato dal Presidente, dott. Giovanni Tomo: “vuole essere un contributo alla definitiva valorizzazione di un’area del capoluogo, ricca di giacimenti culturali, tesori artistici e dalla impareggiabile forza evocativa e turistica”.
A discuterne con il pubblico intervenuto, importanti professionalità del settore, quali il prof. Francesco Bifulco, Presidente del RC Posillipo e Docente di Economia delle Imprese Culturali presso l’Università Federico II; la dott.ssa Emmanuela Spedaliere, Direttore Affari Istituzionali e Marketing del Teatro di San Carlo di Napoli; dott. Mauro Giancaspro, Presidente Incoming del RC Napoli Castel dell’Ovo, e già Direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli e Presidente dell’Associazione Amici della Biblioteca dei Girolamini; la prof. Fabiana Sciarelli, Docente di Economia e Gestione delle Imprese, esperta e consigliere d’imprese della cultura, tra l’altro del Teatro Trianon di Napoli.
Partire dall’innovazione per valorizzare la cultura – Sul tema dell’innovazione quale elemento di valorizzazione della cultura a Napoli e in Italia si sono incentrati gl’interventi del dott.ssa Spedaliere e del prof.Bifulco. Partendo dall’esperienza del Teatro San Carlo, la Spedaliere ha evidenziato come i risultati ragguardevoli della bigliettazione e delle visite guidate al Teatro – in 3 anni 212 mila visitatori e 5,6 milioni netti d’incasso – sono stati raggiunti non soltanto attraverso l’offerta culturale, ma anche attraverso un uso consapevole dei social e delle nuove tecnologie che hanno permesso una diffusione capillare delle produzioni del Teatro, facendo una vera e propria rivoluzione. E’ immaginando nuove modalità di comunicazione che si può far fronte a situazioni non rosee nei bilanci. La Spedaliere ha sottolineato come l’art bonus abbia cambiato radicalmente il rapporto del privato con l’investimento in campo culturale attraverso la politica degli sgravi fiscali di cui adesso non conosciamo i benefici ed ha sollecitato, soprattutto gl’imprenditori napoletani, a vivere il San Carlo così come i milanesi vivono la Scala, ovvero come luogo aperto, anche agli incontri sociali, centro nevralgico della vita anche economica della città. Il prof.Bifulco ha anch’egli sottolineato come la fruizione della cultura in Italia può cambiare, portando anche crescita economica. La creazione di start up innovative nel settore culturale può mettere a frutto un patrimonio come quello che c’è nella città di Napoli non pienamente valorizzato. Si pensi, ad esempio, alle tantissime chiese chiuse che possono essere messe a disposizione dei visitatori, mettendo a frutto un patrimonio senza stravolgerlo. Quali vie possono essere scelte per finanziarle? Dalle Università di sicuro, ma anche con finanziamenti privati attraverso il crowdfunding, così come fa ad esempio la Fondazione Banco di Napoli.
Il valore sociale della cultura per le nuove generazioni – Un aspetto prettamente più sociale del tema è stato affrontato da Mauro Giancaspro e dalla prof.Sciarelli, la quale ha voluto sottolineare come la città di Napoli ha quella che può essere definita una miniera di diamanti grezzi: i suoi giovani. Ed è grazie alle associazioni culturali, quelle no profit – vere ricchezze in questo settore – che tanti giovani si avvicinano al mondo della cultura. Ed è proprio dal ruolo dei privati in questo settore che nascono poi delle realtà vivaci e di grande interesse: basti pensare, ad esempio, al festival di Giffoni. Il compito delle Istituzioni deve essere quello di rendere sempre più facile l’avvicinamento tra il pubblico e le realtà private presenti sul territorio che vogliono diffondere dei messaggi culturali che non devono, per forza, essere in un’ottica di commercializzazione. L’aspetto valoriale nel campo sociale della cultura è stato sottolineato anche dal dott.Giancaspro che, è impegnato proprio in questo periodo, nella costituzione dell’associazione Amici della Biblioteca dei Girolamini che terrà un evento pubblico a Napoli nel foyer del Teatro Augusteo in Piazzetta Duca D’Aosta 263, lunedì 25 gennaio alle ore 18:00, per dare un forte impulso alla rinascita della storica monumentale biblioteca.