A cura di Nicola Scarpato – Presidente Incoming 24-25 Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo
Nel pomeriggio di giovedì 7 marzo 2024, in rappresentanza del Club Castel dell’Ovo di Napoli, una delegazione composta dal Presidente Mario Schiano, Past President Renato Silvestre, e i Presidenti Incoming Nicola Scarpato e Fabrizio Borgo, ha recapitato a don Antonio Vitiello quanto è stato raccolto grazie alla solidarietà dei Soci del Club.
Don Antonio ed i suoi Collaboratori hanno ben accolto il nostro gesto pur trattandosi di una goccia nel mare dei bisogni quotidiani della Associazione Centro La Tenda Onlus.
Don Antonio Vitiello ha iniziato nel 1981, con un gruppo di volontari, a dare risposte concrete ai bisogni primari di persone e famiglie svantaggiate a causa della tossicodipendenza o a causa di altre vicissitudini. Ha utilizzato come sede parte della struttura che dal 1950 al 1980 ha ospitato l’Ospedale San Camillo nel rione Sanità. Da quell’epoca il gruppo è passato attraverso numerose esperienze, sempre indirizzate al recupero ed alla riduzione del disagio dei più deboli e delle loro famiglie ivi inclusi i detenuti sia nel carcere di Poggioreale che in quello di Secondigliano.
Troppo numerose, per elencarle qui tutte, le iniziative sempre ufficialmente riconosciute intraprese fino ad oggi da don Antonio e dai suoi collaboratori. Una costante è rappresentata dall’attenzione al disagio dei singoli non limitandosi al soddisfacimento dei bisogni ma mirando al reinserimento sociale, alla riabilitazione, alla terapia.
L’Associazione è riconosciuta dalla Regione Campania ed agisce sostenendo i minori del Rione Sanità nel loro percorso scolastico, contrastando la povertà di strada con vitto e accoglienza notturna, fornendo Assistenza medica gratuita ai senzatetto ed alle famiglie del quartiere afflitte da povertà, organizzando una Farmacia solidale per raccogliere e distribuire farmaci.
L’Associazione garantisce i servizi su esposti a chi ne ha bisogno senza distinzione di etnia, religione, storia personale.
È stato bello constatare, in tempi nei quali assistiamo all’incremento di razzismo e di integralismo religioso, che nella struttura esiste un locale unico dove ognuno può pregare indipendentemente dalla fede alla quale aderisce.
Ogni pomeriggio insegnanti volontari, con il coinvolgimento delle famiglie, garantiscono un doposcuola dalle ore 15 alle ore 17 a 100 bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni di età divisi in 3 gruppi Grazie all’interazione con alcuni istituti scolastici vengono anche allestiti laboratori didattici con valenza curriculare.
Queste attività vengono svolte in un edificio monumentale, oggi in parziale rovina, le cui origini datano al 1459 partendo da una chiesa sita in una grotta. Il sito è stato arricchito successivamente da una chiesa dedicata a Santa Maria della Vita con alle spalle un cimitero antichissimo (il vallone della Sanità, posto fuori dalle mura, era sede di sepolture), da un convento di Carmelitani e ci racconta una storia complessa che sarebbe interessante approfondire perché si parla anche di scavi di catacombe di San Vito. Ma questa è competenza dei nostri illustri Architetti e Archeologi.
Nella struttura si può entrare con l’auto prendendo l’uscita Capodimonte della tangenziale dalla quale dista 5 minuti percorrendo il corso Amedeo di Savoia in direzione Museo.
Varcando il cancello, seduti comodamente in auto, non si può rimanere indifferenti nel passare accanto a persone che attendono il loro turno per ricevere un aiuto oppure nel vedere allineati al muro miseri carrelli ricolmi di tutti gli “averi” che alcuni lasciano sul posto per tornare all’ora di cena per poi dormire. Viene loro assicurato infatti il vitto e solo l’alloggio notturno e non potrebbe essere altrimenti.
La fila che si ritrova all’ora del pasto è impressionante perché vengono elargiti dai 120 ai 190 pasti ogni giorno e guardando in viso tutti coloro che aspettano non si può non pensare a quanto siamo stati fortunati noi (lo dice Renato Silvestre ma lo pensiamo tutti) e quanto di più potremmo fare.
Don Antonio Vitiello ha speso e spende la sua vita aiutato da tanti volontari, senza clamori, per soccorrere i bisognosi, contribuire ad educare i bambini in un quartiere a rischio. La solidarietà non ha colore e non rende eroe chi la pratica ma i benefici ricadono su tutti.
Una volta venuti in contatto con questa realtà bisogna tenere accesa la fiamma e potenziare gli sforzi per portare il nostro aiuto non per mettere in pace la coscienza ma con la consapevolezza che una società può definirsi civile e può progredire solo se ognuno di noi dedica un minimo del proprio tempo o delle proprie risorse alla cura degli ultimi.