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C. Celano, Delle notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli per i signori forastieri date dal canonico Carlo Celano napoletano, divise in dieci giornate, Napoli,nella stamperia di Giacomo Raillard, 1692

Colonna spezzata, Giornata Prima, pp. 152-156

(…) Calando a man destra vedesi un principio di campanile di pietre dure quadrate, con l’imprese della nobile famiglia Capece Piscicella. Nel voler cavare per le fondamenta di detto campanile, vi si trovò una colonna di palmi 34 e mezzo e di diametro palmi 4 di marmo cepollazzo, che cosa più bella veder non si può, non dico in Napoli, ma per l’Italia. È ella ondata d’un color verdaccio, appunto come un’onda marina. Questa colonna era destinata per collocarsi sopra d’una base, dove hoggi è l’aguglia, e dedicarla al glorioso nostro protettore, e di già la città l’haveva fatta nobilmente ripulire; ma perché si passarono alcune differenze fra la città et il cardinal Filomarino, la colonna non fu collocata conforme il disegno, ma restò dentro della chiesa. Il cardinal Caracciolo, dipoi, con licenza di Roma la donò a don Pietro d’Aragona, all’hora viceré, sotto pretesto di volerla inalzare e collocarvi sù la statua dell’Immacolata Concettione; ma la cosa non fu così, perché il signor viceré la donò agli padri teatini, che al presente la conservano presso la porta picciola della chiesa di San Paolo, dalla parte di San Lorenzo. Nel luogo dove fu ritrovata ve n’erano dell’altre di marmo simile e d’eguale grandezza, ma cavar non si poterono, perché sarebbe stato di bisogno buttar giù le case che sopra edificate vi stavano. Vi si trovarono ancora pezzi d’architravi di marmo, in modo che da tutti s’argomentò che questo fusse stato l’atrio e l’ingresso del Tempio d’Apollo. Altri indagatori dell’antichità di Napoli dicono ch’il tempio non ad Apollo ma a Nettuno fusse stato dedicato, e l’argomentano prima dal vedere tutti i marmi e le colonne di questo tempio di marmo cipollazzo, che fa mostra nel suo mischio d’un onda di mare, essendo che gl’antichi, e particolarmente i greci, nell’edificatione de’ tempii usavano questi materiali ch’erano più confacenti a quella deità alla quale dedicati venivano; né di marmo simile si vedono inalzati altri tempii, come scorgesi nelle vestigia di quello di Castore e Polluce (…).