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C. Celano, Delle notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli per i signori forastieri date dal canonico Carlo Celano napoletano, divise in dieci giornate, Napoli,nella stamperia di Giacomo Raillard, 1692

Fontana dell’Immacolatella, Giornata Quinta, pp. 69-71

(…) arrivati per questa strada alla Piazza del Regal Palazzo. Sù le prime vedesi una maestosa fontana tutta de marmi, con bellissime statue che dal urne che tengono sotto delle braccia versano acqua nel fonte, che furono opera di Michel’Angelo Naccarini e di Pietro Bernini, e fu fatta in tempo…….Vi si vede una statua d’un Gigante mezza di marmo e mezza di stucco, con una spoglia d’aquila avanti, dentro della quale in una iscrettione sta notato quanto in tempo di don Pietro d’Aragona fu fatto in Napoli; la metà però di marmo, che è dal ventre in sù, era d’un antico colosso che fu trovato in Pozzuoli in tempo del Duca di Medina de las Torres, e che restò18 buttato dentro del Palazzo. Ma si lasci di vedere il Palazzo nel fine di questa giornata, e girando dalla sinistra si prenda il camino verso il mare; questa strada fu ridotta in questa forma nell’anno 1599 da Arrigo Gusmano conte d’Olivares, e la fece chiammare Via Gusmana, come apparisce dalla memoria in marmo che sotto del muro del convento della Trinità si vede (…).

C. Celano, Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli raccolte dal canonico Carlo Celano divise dall’autore in dieci giornate per guida e comodo de’ viaggiatori con aggiunzioni de’ più notabili miglioramenti posteriori fino al presente estratti dalla storia de’ monumenti e dalle memorie di eruditi scrittori napoletani per cura del cav. Giovanni Battista Chiarini, Napoli, Chiurazzi, 1870, volume IV, giornata V

Fontana del Gigante, p. 512:

(…) Eravi per lo addietro la famosa fontana del Gigante, così appellata dalla statua colossale di Giove Terminale, che fu ritrovata in Pozzuoli a’ tempi del duca di Medina: il simulacro di quel Nume è ora al Museo Borbonico. La fontana fu situata accosto alla Reggia dall’altro Vicerè Pietro d’Aragona, e sotto triplice arcata, che qualche scrittore vorrebbe attribuire al Duca d’Alba. Era del resto ben poca cosa, soprattutto a fronte di quella di Giovanni da Nola, di cui or ora diremo; perciò, dopo la restaurazione dell’anno 1815 fu tolta per più comodo e facil passaggio alla caserma della Milizia di Marina. (…).